lunedì 8 febbraio 2010

Flash Mob: sono aperte le svendite?

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Leggo stamattina sul giornale (online chiaramente) che c'è stato un'altro flash mob: stavolta a Roma, stazione Termini. Il mio cervello brontola: l'emisfero destro, deputato al pensiero creativo, dice "ah dai figo", quello sinistro, la mia parte razionale, replica "ah ci sono le svendite di flash mob?".
Perchè da un lato sono contenta che anche in Italia si diffondano certe forme di viralità e certe tendenze "straniere", anche se in ritardo, ma dall'altro capisco che con certi comportamenti il concetto originale di questa azione va via via snaturandosi. Guardando recenti video di flash mob italiani, ad esempio, mi stupisco nel vedere l'uso del megafono per impartire le istruzioni, o nel vedere comparire l'indicazione di dove e quando si terrà il prossimo flash mob al passaggio del mouse sul video. Mi stupisco perchè penso all'idea originale di Bill Wasik, cioè:"a social experiment aimed at clowning on hipsters clamoring to be part of “the next big thing” "[trad: un esperimento sociale mirato a sfottere chi, per essere alla moda a tutti i costi, attira l'attenzione per far parte della "nuova tendenza del momento"]. Mi sembra insomma che quegli hipsters in origine presi di mira dai flash mob ne siano oggi i protagonisti, e siano fieri di esserlo.

Ma un flash mob non dovrebbe sembrare un evento improvviso, che nasce davvero dal nulla? Non si dovrebbero cercare canali alternativi, nascosti, per diffondere le regole dell'incontro? Ho visto vari flash mob fatti veramente molto bene, ma ho l'impressione che ultimamente questa stia davvero diventando "the next big thing", e che l'idea originale si stia impoverendo nel passaparola trendy che svincola dai tratti originali. E' un fatto inevitabile e sono una vecchia conservatrice? Può darsi. Ma vi lascio con una riflessione: l'idea di Wasik dietro ai flash mob.

"The idea that, Oh, I’m in New York, and I’m gonna get as close as possible to the white-hot center of things. But then the closer you get to it, the more you realize that the white-hot center of things is, like, a bunch of middle-aged fat people in a room sipping vodkatinis, and they’re not talking about anything interesting, because the actual work is being done a little further to the margins by people who are still trying to get closer to the center."



mercoledì 3 febbraio 2010

Come Bonduelle tratta i consumatori: seconda puntata

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Nelle puntate precedenti: Fraintesa si lamenta perchè ha trovato una lumaca nei piselli Bonduelle. La puntata di oggi: "l'onore e il rispetto". Scena 1.
Dopo aver scoperto che la Bonduelle ha cambiato il suo numero verde, li contatto spiegando l'accaduto. L'operatore mi fa richiamare dal responsabile gestione qualità, che ammette che non riescono a trovare il mio form di reclami perchè antecedente all'aprile 2009 e mi chiede di inviargli materiale sul fattaccio (codice confezione, foto,ecc). Invio la mail (chiaramente con il link al mio precedente post!) e dopo un paio di giorni mi richiamano, si scusano molto gentilmente e spiegano che mi faranno recapitare un omaggio per scusarsi del ritardo con cui hanno trattato il mio problema.
Riassunto:
Un punto alla Bonduelle, dalla quale oggi ho ricevuto un pacco con i prodotti che vedete in foto (la ratatouille mi ispira!) e una lettera ben scritta di spiegazioni e scuse.
Un punto in meno perchè credo che nell'archivio reclami dovrebbero tenere anche quelli meno recenti, non solo quelli relativi agli ultimi 6-8 mesi.
Un punto a me, che con un pò di pazienza ho fatto valere i miei diritti di consumatrice.
Morale: anche se le aziende a volte sembrano ignorarvi o, in altri casi, mettervi i bastoni tra le ruote, voi armatevi di pazienza e insistete per far valere i vostri diritti.
Seconda morale: se avete pochi soldi e dovete fare la spesa, cercate una lumaca nei barattoli di Bonduelle che avete in casa.



 

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