domenica 19 dicembre 2010
Foursquare branded page: l'esempio di Visit Tuscany
sabato 18 dicembre 2010
Trenitalia vergogna #3
martedì 23 novembre 2010
Trenitalia vergogna #2
lunedì 22 novembre 2010
Trenitalia vergogna #1
venerdì 3 settembre 2010
I vegetariani ai festival: si salvi chi può
mercoledì 25 agosto 2010
Viaggio in Kenya: ricetta per il mal d'Africa
e quello che sembra che mi palpeggi, in realtà sta toccando da dieci minuti le borchiette che ho sul taschino del vestito. E poco dopo spalancherà la bocca davanti al bordo bianco delle mie unghie e chiamerà gli amici per farlo vedere a tutti.
Insomma, se non si era capito, sono stata in Kenya e non so da dove incominciare a raccontarvi tutto quello che ho vissuto lì in soli 8 giorni. Facciamo che divido per microargomenti, ok?
MAL D'AFRICA. Quando torni e capisci che non ti interessa nulla dei saldi, vorresti urlare a tutti che a Modena non c'è da avere paura ad uscire la sera, è tutta una paranoia mentale, che mica spunta il leone mangiauomini e ti uccide. E che del nuovo evento superfico non te ne frega nulla. Quindi svuoti gli armadi e dai via le cose che non usi più da secoli, ma ti senti comunque strana perchè sai che gli altri non capiscono, e continuano a lamentarsi per banalità e a perdere tempo a spolverare soprammobili. E il peggio è che sai che più stai qua, più in fretta ritornerai a pensare come loro.
PAURA. Ho avuto paura del buio. Perchè quando dormi in una tenda in mezzo alla savana, sei al buio, un buio vero: la luce più vicina non la vedi, perchè è a più di un'ora d'auto. E' il buio più buio che io abbia mai visto. E quando dormi a pochi metri dagli elefanti che barriscono, hai paura davvero, soprattutto se ti è appena stato detto: se arriva un ghepardo ti sveglio così lo vedi. E soprattutto perchè la tenda dove dormi è equipaggiata di Bibbia e fischietto per chiedere aiuto. Amen.
E ho avuto paura quando, sul tettuccio della jeep, ho sentito un leone ruggire e far scappare un branco di elefanti nella mia direzione.
SAFARI. Da Malindi in circa 3 ore si arriva al parco Tsavo East. Lungo il percorso, ci siamo fermati molte volte per distribuire farina, penne, caramelle, quaderni, vestiti e merendine ai bambini che corrono scalzi per km inseguendo la jeep e urlando ciao nella speranza che tu ti fermi.
Arrivati al parco, a bordo di una jeep io e Pizzulata abbiamo potuto vedere leoni, leonesse col cucciolo, elefanti, babbuini, zebre, struzzi, dik dik, facoceri, impala, ippopotami, cicogne, cercopitechi grigio-verdi, bufali, gazzelle, kudu, antilopi d'acqua, bufali, storni superbi, poiane, coccodrilli. Altre jeep hanno avvistato iene, ghepardi e serpentari. Abbiamo dormito nel già citato campo tendato in mezzo alla savana e siamo sopravvissuti: è stata una delle esperienze più emozionanti che io abbia mai fatto.
LEONI MANGIAUOMINI. Per fortuna ho scoperto solo dopo il safari che i leoni che ho visto, e che avrebbero potuto entrare in tenda (dato che il campo tendato nella savana non era recintato), sono i discendenti degli unici leoni al mondo che attaccano l'uomo: i maneaters del parco Tsavo East, che potete vedere nel film tratto da una storia vera Spiriti nelle tenebre.
E comunque, il ruggito di un leone è un suono terrificante, vibrante, e fortissimo. Ti fa sentire piccola e indifesa.
NATURA. Se come me adori la natura e gli animali, vai in Kenya. Lì la natura si fa sentire: ti rendi conto che da lì si è generato tutto e tu sei un minuscolo puntino inutile.
Ogni cosa è enorme rispetto alla sua versione europea: le formiche, i ragni, i millepiedi, i fiori coloratissimi, gli alberi (baobab e non). La natura è rigogliosa e ti circonda dovunque tu sia, e la terra è rossa e penetra in ogni fibra dei vestiti e del corpo.
SAFARI BLU. Nonostante io non sia una nuotatrice provetta, ho fatto snorkelling sulla barriera corallina e ho visto pesci stupendi, tra i quali quello di Nemo - dai, quello con le cicatrici in faccia, tenebroso, che vive nell'acquario..capito?
Durante quest'escursione i miei compagni di viaggio carnivori hanno potuto godere di una grigliata di aragosta in spiaggia: io ho mangiato riso al cocco e frutta gustosa. Altro che Chiquita.
FORESTA DI MANGROVIE. Dopo una simpatica passeggiata su di un ponte tibetano per attraversare la foresta di mangrovie, sono arrivata in una laguna popolata di cicogne, fenicotteri, ricci di mare grandi come la mia faccia, paguri, granchi e stelle marine. Altro che lidi ferraresi.
HELL'S KITCHEN. Ovvero la depressione di Marafa: consiglio a tutti la camminata in questa depressione calcarea di origine sconosciuta, dove le caprette saltellano tipo Spiderman. Visitatela al tramonto, perchè ci sono colori stupendi...e perchè dopo escono le iene.
MALINDI. Ho girato solo questa città: mi sembrava di vivere un documentario. Bambini scalzi che ti chiedono soldi, mercatino/baraccopoli dove è d'obbligo contrattare per ore sul prezzo degli articoli (e dove, se come me impari qualche parola in swahili, puoi comprare al giusto prezzo). Negozi di spezie e di parei, di oggettistica che noi definiamo etnica, bancarelle di banane, pochi edifici in muratura ma coloratissimi, galline e caprette che girano dovunque.
E le case: pareti di fango, tetto di foglie di palma (o, se sei ricco, in lamiera). Sono entrata in una. pavimento: fango. Una mezza parete interna, di fango. Una piccola amaca: il letto per il bebé. La "cucina" è fuori: pietre, pentola, legno e fuoco. E buon appetito.
Il resto della città invece è a misura di turista italiano: supermercato italiano, casinò per ricconzi colonizzatori bianchi ingioiellati vecchi e con le labbra rifatte, pub, ristorantini e qualche discoteca dove si ritrovano gli ospiti dei resort, protetti tutti insieme lì dentro, che fuori c'è il lupo cattivo, mi raccomando non mescoliamoci.
HAKUNA MATATA. Se avete pensato "oh come vivono in povertà...poverini", sappiate che vi state sbagliando. Primo, perchè il Kenya è uno degli stati più "ricchi" del continente, e secondo perchè loro non si sentono poveri. Ho parlato con alcuni kenyoti che mi hanno fatto capire che siamo noi europei che facciamo di tutto per arricchirci e accumulare oggetti e denaro. La loro filosofia di vita è ben diversa, è mirata a vivere in modo dignitoso e accontentarsi di quello che si ha, giorno per giorno. Ho conosciuto una guida turistica che, nonostante abbia guadagni discreti, continua a vivere in una capanna di fango. Non per niente il loro motto è "hakuna matata", nessun problema: ci si cura ancora con le piante, si gira a piedi nudi, i bimbi stanno senza pannolino e senza mutande, sono felici e se si fanno male si sfregano una foglia di aloe sulla ferita. Sarebbe da raccontare a certe mamme maniache dell'igiene, no?
Ecco, forse ora percepite un pò di mal d'Africa anche voi.
E se volete vedere altre foto di questo viaggio, le trovate qui e qui.
mercoledì 28 luglio 2010
La corrida in Spagna: ecco cosa succede
mercoledì 7 luglio 2010
Confestetica, [Comfort Zone] e la reputazione online
Ringraziamo chi spontaneamente si è sentito in dovere di difendere ciò per cui lavoriamo, e chi contribuisce alla nostra crescita con osservazioni e spunti e ci permette di migliorare ogni giorno".
dall'appassionato management di [ comfort zone ]
giovedì 1 luglio 2010
E se ti licenziassero per quello che scrivi nel tuo profilo personale Facebook?
giovedì 24 giugno 2010
E ora mandatemi pure a quel paese
martedì 15 giugno 2010
Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri
C'è un testo, sull'anta del mio armadio. E' un testo che una mia grande amica ha copiato sulla carta regalo che racchiudeva un libro per me. Le parole mi hanno talmente colpita che l'ho voluto attaccare sull'anta, perchè fosse lì, visibile, per rileggerlo ogni tanto. Ieri un'amica che è stata a casa mia mi ha chiesto se posso passarglielo, perchè lo vorrebbe utilizzare come biglietto d'auguri per una coppia di suoi amici che si sposa.
A me piacerebbe, come biglietto di buon augurio, perchè credo che esprima (meglio di come potrei fare io) quello che è l'amore incondizionato. Eccolo qui.
"Non mi interessa cosa fai per vivere,
voglio sapere per cosa sospiri,
e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai,
voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore,
per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna,
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore,
se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita,
o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore,
il mio o il tuo;
se puoi ballare pazzamente
e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirci di cautela,
di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera. Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso,
se puoi subire l’accusa di un tradimento e, non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi di fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni
se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio,
e continuare a gridare all’argento di una luna piena.
Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai,
mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due,
e fare quel che si deve fare per i bambini.
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui,
voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me, e non retrocedere.
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove,
voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia che hai nei momenti vuoti."
[Scritto da un’indiana della tribù degli Oriah nel 1890]
Perchè l'amore può essere incondizionato. L'aria, no.
Girl Geek Dinners Toscana: la prima GGD a Firenze
giovedì 3 giugno 2010
Sei geek? Ami gli animali? Leggi qui.
Come alcuni di voi già sanno, purtroppo alcune settimane fa ho avuto una notizia orribile: durante un controllo di routine hanno trovato un tumore al fegato al mio gatto, uno degli esseri che amo di più al mondo.
martedì 4 maggio 2010
E' colpa di internet (?)
Tocca a questa donna che racconta che ha conosciuto un altro uomo in una chat, e per lui ha abbandonato il marito di una vita e i due figli. Lei racconta l'accaduto dalla propria auto, dove attualmente dorme in attesa di trovare un nuovo alloggio. Wow. Intanto complimenti: dormire in macchina è davvero scomodo. A parte questo: dopo la telefonata della donna, scattano i commenti del tipo "E' colpa di internet" "Le chat rovinano le famiglie" "Che triste l'amore ai tempi di internet".
Confesso che anche io per un momento ho pensato queste banalità, aggiungendo pure "Gli uomini sono sempre quelli" "Non esistono più le mezze stagioni" e "Al polo nord è meglio non togliersi i guanti". Dopo queste divagazioni però ho pensato un pò: ma è sempre colpa di Facebook, internet & co? Non è che, se non fosse stato a sto giro, magari la settimana successiva questa donna andava a una cena aziendale e si innamorava del vicino di tavolo? Io non voglio avere l'angoscia "oddio siamo nell'era 2.0, stesso numero delle corna".
Credo che se (e ripeto se) 70 anni fa non c'erano così tanti casi di separazione/abbandono del partner fosse perchè la lunghezza media della vita era inferiore (della serie: non faccio nemmeno in tempo ad annoiarmi con lui, perchè muoio prima) e perchè c'erano meno occasioni per distrarsi. Ma le occasioni sul web sono solo una minima parte. 70 anni fa la donna non è che potesse dire "vado a fare l'happy con la Cri in centro"; non c'erano gli addii al nubilato, le discoteche del mercoledì sera per over 35, gli aperitivi stuzzicanti in tutti i sensi, le cene aziendali, e tua nonna non avrebbe avuto il cellulare. Molte meno possibilità di distrarsi = molte meno separazioni. Poi vabeh non affronto il discorso amore, parlo solo di possibilità.
Quindi per favore non demonizzatemi il web. Non è colpa sua, se la tua dolce metà ti ha piantato delle corna che fanno invidia a Jesse James. IMHO. AFAIK.
GTG,
CYL!
martedì 30 marzo 2010
Il 2.0 e chi non c'è più
Scrivi in chat a una tua amica che hai appena saputo che è morto un suo conoscente, e te ne dispiace. Lei ti risponde che lo conoscevi anche tu. La sensazione che no, non è possibile, poi tiri fuori il giornale dove avevi visto il titolo di sfuggita "Schianto in moto", uno di quei titoli che leggi distrattamente perchè pensi "tanto di sicuro non lo conoscevo ". Poi leggi il sottotitolo e scopri che era un tuo amico.
L'hai scoperto in chat. E l'altro ieri vi siete sentiti su Facebook.
E corri a vedere la sua bacheca, e scopri che è piena di amici (e "amici") che lo salutano per l'ultima volta. E rifletti sul fatto che lui, come te, era appassionato di tecnologie, di web 2.0 ed era diventato sviluppatore di applicazioni iPhone. Scopri dal blog del suo laboratorio che comunque lanceranno presto l'applicazione a cui stava lavorando, e le daranno il suo nome.
Scopri da Facebook, sulla sua bacheca, dove e quando sarà il funerale.
Ti chiedi perchè cazzo non la chiudono, la sua bacheca, che è un magone enorme vedere gli amici che gli scrivono e gli dedicano canzoni struggenti.
Poi speri che almeno per lui non facciano quello che è successo al tuo amico americano, morto poco tempo fa: una pagina facebook ad hoc, il wall of condolences. Per te è troppo.
Poi pensi a cosa avrebbe voluto lui in questa situazione: Necronomicon (il nome da cui aveva tratto il suo nome fake su facebook), ironia e un brindisi con una birra.
Quindi Alba io ti dedico le parole tratte dal tuo libro preferito: "Ha superato la morte e non ha più nulla da temere: ora è lì nel buio senza tempo che aspetta, ora è lì nel silenzio senza vita che medita, ora è lì che, in qualche modo, continua a vivere. Non ha fretta di raggiungere i suoi scopi. Non ha nulla da temere" e ti dedico anche questo mio tweet.
Cheers, mate!
lunedì 22 marzo 2010
The Fall of 1960: i Canadians e il buzz marketing
Leggo per caso questo tweet e ho una folgorazione: se c’è scritto “progetto folle”, cercano me. Così contatto dietnam, che seguo su Twitter, che spiega via email a me e agli altri interessati che verremo coinvolti nella promozione web del nuovo disco del suo gruppo, i Canadians. Per il nuovo album in uscita il 9 aprile, The fall of 1960, i ragazzi hanno scelto il buzz marketing. Via email hanno inviato il codice del player e altre info sul disco e su di loro, e hanno suggerito la settimana in cui parlarne, lasciando completa libertà ai coinvolti.
Penso: finalmente! Era ora che anche i gruppi indie italiani (o chi per loro), solitamente del partito “preferisco-fumare-in-sala-prove-piuttosto-che-smanettare-col-marketing-web”, si rendessero conto che il buzz è un’ottima opportunità anche per loro.
Quindi: agisco. Ascolto l’album e vi dico la mia su questo gruppo, anche se non suonano propriamente la musica che adoro io.
Mi piace immaginare (chissà se ho ragione) che i ragazzi, prima di chiudersi in sala prove per registrare quest’album, si siano ascoltati a ripetizione Smashing Pumpkins, Wheatus, Beatles, Rooney, Perturbazione, Foo Fighters (azzarderei: soprattutto The colour and the shape), oltre a Weezer e Beach Boys, che compaiono nel comunicato stampa. Quindi se amate tutti questi gruppi, schiacciate subito play.
Tra i brani, non mi ha convinta la traccia Leave no trace. Ho apprezzato invece la traccia d’apertura A great day, ma anche Yes man, che mi ricorda tanto Turn turn turn dei The Byrds, e la chicca The richest dumbass in the world, che mi convince che preferisco la voce di Massimo a quella di Duccio (anche se ritengo che quella di Duccio sia più adatta al genere musicale). La mia preferita rimane la spora dopo la canzone di chiusura Open letter to an alpine marmot (se di spora si tratta, e non di errore nel player), essendo io amante di chitarre roboanti alla Foo Fighters e Deftones.Una segnalazione per i puristi della linguistica come me: ecco un gruppo indie italiano che canta in inglese (più americano che british) dopo aver imparato come si pronuncia, e non prima.
Insomma,
lunedì 8 febbraio 2010
Flash Mob: sono aperte le svendite?
Perchè da un lato sono contenta che anche in Italia si diffondano certe forme di viralità e certe tendenze "straniere", anche se in ritardo, ma dall'altro capisco che con certi comportamenti il concetto originale di questa azione va via via snaturandosi. Guardando recenti video di flash mob italiani, ad esempio, mi stupisco nel vedere l'uso del megafono per impartire le istruzioni, o nel vedere comparire l'indicazione di dove e quando si terrà il prossimo flash mob al passaggio del mouse sul video. Mi stupisco perchè penso all'idea originale di Bill Wasik, cioè:"a social experiment aimed at clowning on hipsters clamoring to be part of “the next big thing” "[trad: un esperimento sociale mirato a sfottere chi, per essere alla moda a tutti i costi, attira l'attenzione per far parte della "nuova tendenza del momento"]. Mi sembra insomma che quegli hipsters in origine presi di mira dai flash mob ne siano oggi i protagonisti, e siano fieri di esserlo.
Ma un flash mob non dovrebbe sembrare un evento improvviso, che nasce davvero dal nulla? Non si dovrebbero cercare canali alternativi, nascosti, per diffondere le regole dell'incontro? Ho visto vari flash mob fatti veramente molto bene, ma ho l'impressione che ultimamente questa stia davvero diventando "the next big thing", e che l'idea originale si stia impoverendo nel passaparola trendy che svincola dai tratti originali. E' un fatto inevitabile e sono una vecchia conservatrice? Può darsi. Ma vi lascio con una riflessione: l'idea di Wasik dietro ai flash mob.
"The idea that, Oh, I’m in New York, and I’m gonna get as close as possible to the white-hot center of things. But then the closer you get to it, the more you realize that the white-hot center of things is, like, a bunch of middle-aged fat people in a room sipping vodkatinis, and they’re not talking about anything interesting, because the actual work is being done a little further to the margins by people who are still trying to get closer to the center."
mercoledì 3 febbraio 2010
Come Bonduelle tratta i consumatori: seconda puntata
Nelle puntate precedenti: Fraintesa si lamenta perchè ha trovato una lumaca nei piselli Bonduelle. La puntata di oggi: "l'onore e il rispetto". Scena 1.
Dopo aver scoperto che la Bonduelle ha cambiato il suo numero verde, li contatto spiegando l'accaduto. L'operatore mi fa richiamare dal responsabile gestione qualità, che ammette che non riescono a trovare il mio form di reclami perchè antecedente all'aprile 2009 e mi chiede di inviargli materiale sul fattaccio (codice confezione, foto,ecc). Invio la mail (chiaramente con il link al mio precedente post!) e dopo un paio di giorni mi richiamano, si scusano molto gentilmente e spiegano che mi faranno recapitare un omaggio per scusarsi del ritardo con cui hanno trattato il mio problema.
Riassunto:
Un punto alla Bonduelle, dalla quale oggi ho ricevuto un pacco con i prodotti che vedete in foto (la ratatouille mi ispira!) e una lettera ben scritta di spiegazioni e scuse.
Un punto in meno perchè credo che nell'archivio reclami dovrebbero tenere anche quelli meno recenti, non solo quelli relativi agli ultimi 6-8 mesi.
Un punto a me, che con un pò di pazienza ho fatto valere i miei diritti di consumatrice.
Morale: anche se le aziende a volte sembrano ignorarvi o, in altri casi, mettervi i bastoni tra le ruote, voi armatevi di pazienza e insistete per far valere i vostri diritti.
Seconda morale: se avete pochi soldi e dovete fare la spesa, cercate una lumaca nei barattoli di Bonduelle che avete in casa.
domenica 3 gennaio 2010
Un assassino molto Pulp spopola su Twitter
[Pic: Runey82]
Comunque mi fa abbastanza alterare (per usare un eufemismo e non essere la solita grezzona) che sto idiota abbia accesso a internet dalla cella (via cellulare o computer poco importa), quindi gli auguro di essere, la prossima volta che si metterà alla guida, dalla parte sbagliata della strada nel momento sbagliato. Protagonista in 3D di una sua sceneggiatura. Alla faccia del pulp.
Ah e nel frattempo, per chi ha un account Twitter, vi pregherei di retwittare:
Please RT: @AVARY, while driving totally drunk, killed a young man from Modena who was on honeymoon in the US. He deserves prison, not fame
Per favore RT: @AVARY, guidando ubriaco, ha ucciso un ragazzo di Modena che era in luna di miele negli USA. Si merita la prigione, non la fama