
Il blog di Fraintesa, una pensatrice autodidatta che ti strapperà un sorriso su 2.0, comunicazione e (dis)avventure quotidiane di una vegetariana
C'è un testo, sull'anta del mio armadio. E' un testo che una mia grande amica ha copiato sulla carta regalo che racchiudeva un libro per me. Le parole mi hanno talmente colpita che l'ho voluto attaccare sull'anta, perchè fosse lì, visibile, per rileggerlo ogni tanto. Ieri un'amica che è stata a casa mia mi ha chiesto se posso passarglielo, perchè lo vorrebbe utilizzare come biglietto d'auguri per una coppia di suoi amici che si sposa.
A me piacerebbe, come biglietto di buon augurio, perchè credo che esprima (meglio di come potrei fare io) quello che è l'amore incondizionato. Eccolo qui.
"Non mi interessa cosa fai per vivere,
voglio sapere per cosa sospiri,
e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai,
voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore,
per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna,
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore,
se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita,
o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore,
il mio o il tuo;
se puoi ballare pazzamente
e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirci di cautela,
di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera. Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso,
se puoi subire l’accusa di un tradimento e, non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi di fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni
se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio,
e continuare a gridare all’argento di una luna piena.
Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai,
mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due,
e fare quel che si deve fare per i bambini.
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui,
voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me, e non retrocedere.
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove,
voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia che hai nei momenti vuoti."
[Scritto da un’indiana della tribù degli Oriah nel 1890]
Perchè l'amore può essere incondizionato. L'aria, no.
Penso: finalmente! Era ora che anche i gruppi indie italiani (o chi per loro), solitamente del partito “preferisco-fumare-in-sala-prove-piuttosto-che-smanettare-col-marketing-web”, si rendessero conto che il buzz è un’ottima opportunità anche per loro.
Quindi: agisco. Ascolto l’album e vi dico la mia su questo gruppo, anche se non suonano propriamente la musica che adoro io.
Mi piace immaginare (chissà se ho ragione) che i ragazzi, prima di chiudersi in sala prove per registrare quest’album, si siano ascoltati a ripetizione Smashing Pumpkins, Wheatus, Beatles, Rooney, Perturbazione, Foo Fighters (azzarderei: soprattutto The colour and the shape), oltre a Weezer e Beach Boys, che compaiono nel comunicato stampa. Quindi se amate tutti questi gruppi, schiacciate subito play.
Tra i brani, non mi ha convinta la traccia Leave no trace. Ho apprezzato invece la traccia d’apertura A great day, ma anche Yes man, che mi ricorda tanto Turn turn turn dei The Byrds, e la chicca The richest dumbass in the world, che mi convince che preferisco la voce di Massimo a quella di Duccio (anche se ritengo che quella di Duccio sia più adatta al genere musicale). La mia preferita rimane la spora dopo la canzone di chiusura Open letter to an alpine marmot (se di spora si tratta, e non di errore nel player), essendo io amante di chitarre roboanti alla Foo Fighters e Deftones.Una segnalazione per i puristi della linguistica come me: ecco un gruppo indie italiano che canta in inglese (più americano che british) dopo aver imparato come si pronuncia, e non prima.
Insomma,